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    Roma e il Metaverso

    Roma e il Metaverso

    Accostare Roma al Metaverso può sembrare una bizzarria; o uno slancio della fantasia, un andare oltre la siepe che ci tiene inchiodati al già visto, al già detto e al già fatto. Sicuramente non di fantasia parliamo, ma semplicemente del mondo nuovo che è già cominciato; e che prima o poi si occuperà di noi, anche se noi non ci occuperemo di lui.

    La parola Metaverso, prim'ancora che si capisca la sua portata e il suo senso, evoca insieme fascino e paura, come qualunque cosa nuova. Il Metaverso unisce due mondi finora separati, anzi contrapposti: il mondo fisico e quello virtuale. Siamo in una dimensione nuova: il fisico e il digitale s'incontrano, s'innervano uno con l'altro, si alimentano a vicenda, fino a diventare indistinguibili. La realtà e la simulazione della realtà, in cui ciascuna contiene un po' dell'altra: il telefono non misura la temperatura, ma si collega a un sensore fisico che la misura e manda l'informazione al telefono. La realtà è già l’informazione sulla realtà.

    Cosa vuol dire? che nascono "universi" in cui si ha una immersione in un contesto reale, pur essendo fisicamente lontani. Questo significa che ci possiamo trovare fisicamente a casa nostra e nello stesso tempo essere proiettati, con un “avatar”, in un contesto reale lontano da noi, in cui, in qualche modo, possiamo ugualmente esercitare/simulare i cinque sensi, come accade appunto nella realtà fisica.

    Immaginiamo di essere fisicamente in un qualunque luogo del mondo, e con un click essere proiettati accanto al Colosseo, perciò possiamo vedere a 360 gradi tutto il possibile, come se fossimo lì; possiamo ascoltare le voci, semplicemente aprendo il microfono; possiamo persino avere la simulazione del tatto e dell'olfatto, se la nostra esperienza virtuale fosse vissuta non davanti a un computer, ma dentro un ambiente fisico (ancora l’ibridazione) opportunamente digitalizzato.

    Immaginiamo un congresso del domani (ma oramai dell'oggi) nella nuova versione ibrida: un gruppo di persone fisicamente riunito nella sala e un altro gruppo che segue da remoto, magari anche con traduzione simultanea; un relatore al tavolo presente fisicamente e accanto l'ologramma di una persona che in quel momento è fisicamente in una qualunque altra parte del mondo. Sembra fantascienza, ma l'ultima BTO di Firenze ha già presentato un evento con ologrammi accanto a persone fisiche: l'ibridazione è adesso.

    Veniamo al fascino e alla paura, o meglio alle opportunità. Qualcuno teme che sia la fine del turismo, cioè che si possa sostituire la visita reale, fisica, a quella virtuale. Non sarà così: la pienezza fisica, emotiva, sentimentale di un viaggio reale non potrà mai essere sostituita da quella virtuale, o dall'esperienza nel Metaverso. Perciò sono ansie non fondate. Magari quell'esperienza sarà più bella con la realtà aumentata, la sorella gemella, ma non identica, del Metaverso.

    Cambierà notevolmente la promozione delle destinazioni turistiche, che avrà strumenti nuovi per comunicare e far avvertire la bellezza. Il Metaverso permetterà le "anteprime" sul viaggio, quasi fossero dei "trailer" del film del viaggio da avverare. Permetterà di usare gli scenari di Roma per eventi ibridi, mettendo insieme le suggestioni, gli echi della storia millenaria (ricostruzioni virtuali della Roma antica, magari partendo dal plastico mirabile realizzato da Gismondi nel 1955); permetterà a chi visita la nostra città di condividere virtualmente i momenti del suo viaggio con chi è rimasto a casa (così come oggi si condividono foto e video).

    Si apre un mondo di possibilità basate sull'idea che non c'è più la divisione netta tra realtà e la simulazione della realtà. La realtà che esiste è quella percepita ("Esse est percipi" scriveva Berkeley già nel 1710, intuendo i meccanismi cognitivi soggettivi, con cui ha creato “l’immaterialismo”, che è la base filosofica del Metaverso).

    Roma ha la più bella storia del mondo da raccontare: la prima metropoli; l'impero da cui è nato l'Occidente; il potere del diritto; le vicende dei Cesari che hanno ispirato poemi, film, e sono studiate dovunque. Si tratta di raccontarla con i mezzi dell’oggi e del futuro. Quale città avrebbe più possibilità di Roma? Forse nessuna nella realtà storica; ma nella dimensione della percezione tutto è possibile. Abbiamo già detto che l’unica realtà è quella percepita?

    Bio

    Antonio PreitiEconomista. Docente all’Università di Firenze. Master in Economia dello Sviluppo, Laurea in Scienze Economiche e Sociali. E’ cresciuto al Censis, responsabile di Sociometrica, è consulente strategico.

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