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Scorrendo le pagine e le tabelle dell'ultimo Rapporto Censis, la cosa che colpisce di più, più ancora del "cattivismo" degli italiani, è la spietatezza dei numeri che ci inchiodano davanti ai problemi. La psiche di massa è fondamentale, e chi non la capisce oggi non può fare politica, né vendere prodotti. La psiche collettiva non è però il frutto autoreferente della psiche stessa, perché rispecchia situazioni oggettive, cioè la realtà. Viene in mente James Hillman, con il suo Cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio, che sosteneva come la psiche personale non sia staccata dal mondo esterno. Così noi, per capire le radici e le fondamenta del "cattivismo", dobbiamo capire la realtà che ci sta intorno.
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11 DICEMBRE 2018
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Noi non siamo nemici, ma amici. Non dobbiamo essere nemici. Se anche la passione può averci fatto vacillare, non deve rompere i profondi legami del nostro affetto. Le corde mistiche della memoria risuoneranno quando verranno di nuovo toccate, se a toccarle saranno i migliori angeli della nostra natura.
Abraham Lincoln
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05 DICEMBRE 2018
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29 NOVEMBRE 2018
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L'alleanza gialloverde è destinata a sciogliersi dopo le lezioni Europee o diventerà un'alleanza organica, compatta, unita? Siamo davanti a un nuovo bipolarismo tra populismo di destra e populismo di sinistra, o davanti ad una contrapposizione, ancora più originale, che vede populismo gialloverde da un lato e tutto il resto del mondo politico dall'altro?
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26 OTTOBRE 2018
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Una delle definizioni più compatte della paranoia, una delle poche malattie, forse l'unica, che non si manifesti come tale, cioè come malattia, tanto che i paranoici spesso sono i più "efficienti", è che sia una forma estrema e irrazionale di sfiducia verso gli altri. Finché resta sul piano personale, i danni e le conseguenze sono limitate, quando si manifesta al livello di massa, è micidiale.
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21 AGOSTO 2018
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I leader agiscono, cioè organizzano, mobilitano, orientano la popolazione. Questo è quello che si dice dei leader. Ed è giusto. Quello che non si dice, è che i leader sono anche "agiti", cioè sono usati dalla popolazione per raggiungere certi obiettivi. È così che si spiega il declino, altrimenti impensabile, di alcuni leader di grande valore, di successo, e pure carismatici. Basta solo l'esempio di Churchill: aveva rinvigorito il sentimento dell'Inghilterra nell'"ora più buia", vinto la guerra, riaffermato i valori occidentali; eppure alle prime elezioni ha perso. Ingratitudine? Senz'altro sì, se usiamo i sentimenti; se invece usiamo un giudizio razionale, dovremo dire che ha perso perché aveva vinto, cioè ha perso per aver esaurito il suo compito. I leader agiscono, ma sono agiti. Così funziona.
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03 LUGLIO 2018
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Alcune cose non tornano indietro. Neppure se il governo giallo-verde dovesse fallire. Il voto di marzo è stato sconvolgente, radicale, conclusivo e, qualunque sarà l'evoluzione della congiuntura politica, il nuovo orizzonte, di idee, linguaggi, schemi mentali è destinato a restare; come nei cambiamenti tecnologici, non si torna mai indietro. Com'era ieri vivere senza telefoni digitali? Non era peggio, non era meglio: era un'altra cosa. Tradotto in politica cosa significa? Almeno tre punti fondamentali, vediamoli.
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18 GIUGNO 2018
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La storia potrebbe anche cominciare con un libro. Un saggio, uno di quei testi che oramai nessuno legge, pochi scrivono e, soprattutto, nessun editore pubblica. La storia potrebbe cominciare con un saggio di Bryan Caplan, un economista "prestato alla politica", diremmo, senza perdere la qualità del metodo.
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28 MARZO 2018
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Se la politica (ma ogni cosa, oramai) è dominata dalle emozioni, dai sentimenti e dall'immediatezza delle reazioni, con quali strumenti possiamo capire cosa passa per la mente delle persone? Forse la politica non è mai stata "razionale" nel senso che si da spesso a questa parola: cioè persone che in astratto valutano e soppesano programmi, storie, progetti e poi decidono il voto; se mai lo è stata, adesso non lo è più.
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07 MARZO 2018
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Talvolta piccole storie raccontano grandi cose. Prendiamo un episodio minore per capire per esempio, la distanza dei punti di vista, che talvolta appare incolmabile, tra i vecchi e i nuovi media, in sostanza tra la carta stampata e i social media. Qual è l'episodio?
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16 NOVEMBRE 2017
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Il più esplicito è stato Il Foglio: "Io odio il turista". Qualche giorno prima Panorama aveva una copertina che presentava un giapponese obeso a cavalcioni sul Colosseo. Il fotomontaggio ha ispirato la rivista a chiamare "Visitors", cioè alieni, i medesimi turisti. Sembra proprio che la stagione dell'anti-turismo (forse specchio dell'esplosione degli arrivi, con una stagione da grandi numeri) stia dominando i media di questa estate. Vediamo di capirci di più. Immergiamoci prima dentro i concetti dell'anti-turismo e poi vediamo di riemergerne con qualche ragionamento in più.
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11 AGOSTO 2017
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Quanto pesano i social media nel voto? Domanda complicata, ma vediamo di capirci qualcosa, con l'aiuto di un po' di numeri e qualche ragionamento.
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21 LUGLIO 2017
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Quando Crozza imita i "leoni da tastiera", con l'ossessivo "condividi, condivi, condividi", parlare seriamente dei social media è impossibile. E certo c'è da ironizzare, e anche molto, sulla patologia di chi chiude nel web tutto il (suo) mondo; ma quando si tratta di capire, proprio attraverso i social media, i sentimenti più radicati e molecolari dell'opinione pubblica, l'ironia va messa da parte, perché è sorprendente come i social riescano a cogliere e a trasmettere l'umore di un paese, nonostante i deliri (talvolta) compulsivi della condivisione.
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14 LUGLIO 2017
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Mettiamola così, perché sia comprensibile a tutti: c'era un tempo, psicologicamente lontano, ma di appena 5/10 anni, in cui la comunicazione politica era del tipo "da uno a tutti", mentre ora, pur nella sopravvivenza del "da uno a tutti", si è imposta quella "da tutti a tutti". È una rivoluzione copernicana, la cui consistenza, portata e (molteplici) conseguenze sono tutt'altro che acquisite.
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15 GIUGNO 2017
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Life is people, life is people
In the space of a human face,
There's infinite variation,
Bill Fay
Non basta dire populismo per cancellare la realtà. Non basta un termine felice che sintetizza sentimenti molteplici e convergenti, per eliminare domande che pur bisogna farsi. Non basta cavarsela così, con l'ideologia. Quando l'idea di popolo (anche nel senso di populismo) e l'idea di sinistra si trovano su fronti contrapposti, vuol dire che qualcosa non va, che qualcosa non suona naturale. Qualcosa chiede perciò l'arditezza di farsi domande.
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31 MARZO 2017
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Più pensiamo che il sapere ci possa assicurare un futuro almeno soddisfacente, più si rende la scuola un mero adempimento burocratico, svuotata proprio della sua ragion d'essere, cioè di formare persone capaci avere piena cognizione del mondo.Oggi la grande possibilità dell'Italia è proprio nell'avere una scuola formidabile, che abbia amore infinito per il sapere, perché è per questa ragione che è stata fondata, sin dai tempi della Grecia.
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18 GENNAIO 2017
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È forse arrivato il momento di "sdoganare" la dimensione digitale della politica dal "patrocinio" di Beppe Grillo, per includere le nuove forme di partecipazione che si possono esprimere attraverso internet, raccogliere il consenso delle persone e consultare la popolazione.
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21 GIUGNO 2016
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Donovan dice che lo studio è lo strumento più grande inventato dall'umanità per far andare avanti il mondo, per farlo progredire e per selezionare la classe dirigente. Ricordiamoci che la selezione c'è sempre, e se non la fa il sapere, la fa il denaro, le relazioni sociali, l'etnia o qualunque altra cosa, certamente in maniera meno democratica del sapere. Se non seleziona la scuola, selezionerà qualcun altro.
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03 GIUGNO 2016
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Perché ciò che è statale è considerato sacro, indiscutibile, definitivo, nonostante le prove innumerevoli, costanti, accertate, che forse non merita tutta questa fiducia? Nel nodo della scuola si gioca davvero il futuro del paese, e non solo perché il sistema educativo, retoricamente, viene inteso come il sistema dei sistemi.
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27 LUGLIO 2015
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Secondo uno studio, il 4 per cento della popolazione controlla la società italiana; il 66,2 per cento è composto dagli “esclusi”, e in parte auto-esclusi, che hanno sfiducia nella politica e, ancor di più, nel mondo esterno. La stessa ricerca scopre che l’istruzione è il fattore che spacca più degli altri l’Italia.
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12 GIUGNO 2015
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