Sono vent’anni (o forse più?) che i video pubblicitari turistici sono sempre gli stessi. Tutti uguali, tutti con le stesse parole, tutti con le stesse immagini, tanto che si potrebbe sostituire l’una con l’altra e l’effetto non cambierebbe. Perché?
Sono vent’anni (o forse più?) che i video pubblicitari turistici sono sempre gli stessi. Tutti uguali, tutti con le stesse parole, tutti con le stesse immagini, tanto che si potrebbe sostituire l’una con l’altra e l’effetto non cambierebbe. Perché?
Scegliere la persona che deve guidare la nostra città è come scegliere un capo-condominio: è una decisione emozionale più che politica. Quindi, per prevedere il risultato delle elezioni, bisogna usare un nuovo modello di indagine. È ancora presto per applicarlo alle Amministrative del prossimo autunno, ma non per spiegarvi come funziona.
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Quando ragioniamo sullo sviluppo di Roma, non fermiamoci a Roma. Non sappiamo se sarà una “global city”, o se, a nostra insaputa, lo è già; se vuole esserlo o se teme di diventarlo. Questione che rischia di allertare subito una discussione ideologica che non ci porterà da nessuna parte. Sia che Roma si pensi come “Global city”, sia che si pensi in un altro modo, ha la necessità strategica di essere al centro di un sistema territoriale più grande dei suoi, pur grandi, confini.
Abbiamo un problema di sovranità turistica. L’affermazione può sembrare apocalittica, esagerata, o solo impropria, ma le cose stanno esattamente così: il nostro paese ha bisogno di riconquistare sovranità nel campo dell’ospitalità. Nel mentre siamo bloccati nei viaggi, alle prese con nuovi problemi (le multe inglesi per chi va all’estero, ecc.), ma anche con nuove speranze della vaccinazione di massa, è fondamentale porsi questo problema, perché saremo sì, di nuovo in pista, ma deboli in termini di potere decisionale.
Una riflessione sulla base di un’inchiesta di Format Research e Sociometrica svela che gli italiani non considerano l’ex banchiere centrale un tecnico, ma un fatto politico nuovo, diverso, con un’identità specifica: il 38% crede che abbia un’ispirazione di centro-destra; il 21% di centro-sinistra, ma la maggioranza relativa, 42%, ne vede un’ispirazione riformista. C’è anche un effetto Letta. Per leggere il sondaggio clicca qui.
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